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Maculopatia, Italia ultima in Europa per efficacia delle cure

Oculistica Redazione DottNet | 22/11/2017 18:51

Le cause nel ritardo da parte dei pazienti nelle terapie e alle lunghe liste d'attesa

Italia fanalino di coda in Europa nella cura della maculopatia con le iniezioni intravitreali di farmaci anti-VEGF per il non tempestivo riconoscimento della malattia e per ritardi nelle terapie dovute all'esiguo numero di Centri di cura. La denuncia è di Teresio Avitabile, Segretario-Tesoriere della Società Oftalmologica Italiana (SOI), che tratterà il tema nel corso del Congresso Nazionale della SOI che si svolgerà a Roma dal 29 novembre al 2 dicembre.

La degenerazione maculare colpisce la regione centrale della retina (macula), che è fondamentale per la visione. Due le forme della malattia: atrofica (secca) ed essudativa (umida). Per la prima (l'80% dei casi), ci sono alcune molecole in via di sperimentazione ma ad oggi non esistono farmaci approvati. Per la forma umida sono a disposizione da qualche anno dei farmaci che hanno dimostrato una buona efficacia, appunto gli 'anti-VEGF' (fattore di crescita dell'endotelio vascolare) che vengono somministrati con iniezioni intravitreali.

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"Ma perché possano agire in modo efficace salvando il più possibile la vista del paziente - spiega Avitabile - occorrono 2 condizioni fondamentali: che siano somministrati precocemente, all'inizio della malattia e che venga seguito un rigoroso schema di cura", che comporta per il primo anno in media 6-7 iniezioni a date precise, che vanno poi a decrescere nel secondo anno". Ora invece accade che, da una parte il paziente non si avvede tempestivamente della malattia (osservando il centro di un foglio a quadretti, alcune linee dovrebbero risultare distorte) e perde tempo, tanto che passano in media 100 giorni tra il primo sintomo e l'acceso a un centro specialistico.

Dall'altra, succede che alcuni Centri autorizzati a eseguire queste iniezioni nell'occhio (per le attuali disposizioni devono essere eseguite in sala operatoria) hanno grandi bacini d'utenza e riescono a fissare gli appuntamenti per le iniezioni anche con due-tre mesi di ritardo rispetto alle scadenze ottimali. Il risultato è che gli effetti della terapia sono più bassi rispetto ad altri Paesi europei: "Fra un paziente britannico e uno italiano - dice Avitabile - dopo un anno di cura ci sono in media 6 lettere di differenza a vantaggio del primo, fra quelle lette al tabellone dell'oculista sull'acutezza visiva".

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